Do you believe in magic?

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Jay‚
view post Posted on 4/8/2012, 13:46 by: Jay‚
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:LydiaMartin:
Come si dice? Ah, giusto. Si dice che ci sono giornate sì e giornate no, si dice che c'è il periodo fortunato e quello sfortunato. Quella, per Lydia non era iniziata di certo come un'ottima giornata, contornata da un periodo che sicuramente non era uno dei migliori. Ovviamente aveva trascorso guai molto più grossi di quelli, e quei problemi futili degli adolescenti che stava vivendo in quel periodo non erano altro che una scocciatura, un convenevole, dovevano arrivare per tutti e adesso toccava a lei. Non aveva problemi di cuore, anzi mai fossero stati problemi di cuore, Lydia era una ragazza abbastanza razionale. Aveva sentivo parlare dell'amore, l'avevo visto nei film e l'aveva letto nei romanzi, ma le sembrava pressoché assurda l'idea di poterlo vivere. Per l'amor del cielo, non aveva niente contro tutte le coppie innamorate, ma ne aveva passate tante, e piangere per una questione di sentimenti le sembrava semplicemente... Inutile. Era impossibile, almeno per lei, piangere per un rifiuto di una persona, o per una rottura. Era davvero sciocco. Secondo la sua filosofia di vita non c'era bisogno di buttarsi giù per un ragazzo - o per una ragazza, era uguale - perché "morto un papa se ne fa un altro". Il mondo è così grande, e ci sono un sacco di pesci nell'oceano, tutti diversi e stupendi uno per uno, non vedeva il motivo per cui deprimersi tanto. Probabilmente però parlava così solo perché non aveva ancora trovato la persona per lei, colei che l'aveva presa e l'aveva fatta innamorare con i fiocchi, quella persona che era stato in grado di capirla nei suoi difetti, soprattutto quella persona che sapesse tutto di lei e che l'aiutasse nella sua vita, che la prendesse per mano e la guidasse verso l'eternità: un'eternità fatta di due persone, che non ponesse fine a nessuna fantasia e nessun intralcio. Ma ovviamente questo era impossibile, perché l'amore delle favole non esisteva, e purtroppo tutto era destinato ad una fine, l'essere umano stesso. E poi... Poi lei aveva solamente vent'anni. Non poteva pensare ad innamorarsi, perché a vent'anni non si fa. A vent'anni si è alla ricerca dell'avventura, del nulla più assoluto: non si hanno le idee chiare, si è ignari del proprio futuro, persino delle proprie scelte. Ognuno ha i suoi spazi a vent'anni, e in due è difficile rispettarli, e non sempre si è in vena di trovare l'accordo giusto. Lydia, poi, era particolare. Era molto esigente, non le andava mai bene niente, agli occhi di qualcuno, alle volte, poteva sembrare anche odiosa. Forse lo era, perché aveva delle abitudini strane e non molto facili da accettare, Derek era il primo a poterlo confermare. Per esempio, prima metteva i cereali nella tazza e poi la riempiva di latte, poi non amava il pane con troppa mollica quindi doveva comprare quello fatto apposta per lei. Era una complicazione vivente, molto più facile da odiare che da capire. Quella mattina, per esempio, si era svegliata con la fissa di sistemare tutta la casa. Non era uscita il giorno prima quindi si era concessa il lusso di svegliarsi presto, fare una bella doccia rilassante, indossare degli abiti profumati, improfumarsi dell'imitazione di "Hypnotic" di Dior e rimboccarsi le maniche. All'università aveva fatto pochissime assenze, e stava preparando bene gli esami, quindi si poteva concedere un giorno di pausa. Il problema fu... Pulire tutto quanto. Fu un inferno. La casa in realtà era più sporca di quanto sembrasse, e proprio per questo dovette fare il triplo del lavoro. Finì a mezzo giorno e mezzo. Pranzò insieme a David, poi Lydia studiò un po' qualche incantesimo, e andò a fare il sonnellino del pomeriggio, che non le mancava mai. Molti studiosi sostenevano che facesse bene alla salute, ma lei dormiva solo perché le andava di farlo, tutto qua. Fu interrotta, però, pensando a David. Le aveva detto di abitare in Prescott Street, nella casa delle prescelte, e in un certo senso voleva dare un'occhiata a quella grande casa magica. Le era capitato di passarci di tanto in tanto e ne era rimasta totalmente affascinata, quasi quanto era rimasta affascinata dal P3, e poi doveva cantarne quattro a David per aver di nuovo saltato il loro allenamento. Aveva voglia di distruggere un demone e non era producente il fatto che la abbandonasse di continuo. Si avviò cosi verso Prescott Strett, parcheggiò la sua auto sul vialetto, e scendendo dalla macchina si avviò verso la porta. Successivamente suonò il campanello e sperò vivamente che qualcuno le aprisse, sperando in cuor suo che non si trattasse di qualche essere demoniaco.
 
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